mercoledì 4 luglio 2012

E' stata trovata la particella di Dio?



L’hanno battezzata higgsteria, tanto spasmodica è l’attesa intorno ai nuovi risultati sulla ricerca del bosone di Higgs che verranno presentati a Melbourne, dal 4 all’11 luglio, nel corso di Ichep (International Conference on High Energy Physics) la principale conferenza mondiale che riunisce biennalmente fisici da ogni parte del mondo, per confrontare le ultime ricerche nel settore delle particelle elementari, i costituenti ultimi della materia. Il bosone di Higgs è il “tassello mancante” nel mosaico rappresentato dal cosiddetto Modello Standard, la più accreditata teoria in grado di descrivere la materia di cui è fatto l’universo visibile e le forze che lo governano. In questo quadro, Higgs è l’elemento che spiegherebbe perché le particelle che compongono l’universo hanno proprio la massa che hanno e non un’altra. Un elemento importante, dunque, previsto negli anni ’60 e non ancora osservato sperimentalmente, il tassello senza il quale non puoi esporre il mosaico alla parete del salotto buono.

Per questo, la caccia ad Higgs, svolta principalmente al grande anello acceleratore Lhc presso il Cern di Ginevra, rischia di diventare per i fisici quello che la balena bianca era per Achab, un’ossessione lunga anni. Già a dicembre scorso c’era stato un notevole fermento, perché i dati raccolti nel 2011 presso due degli esperimenti di Lhc (Atlas e Cms) mostravano concordemente un indizio della presenza di un bosone di Higgs ad energie intorno ai 125 gigaelettronvolt, cioè con massa di circa 130 volte quella del protone. Ma un indizio non basta ai fisici per dichiarare una scoperta, così tutti sono rimasti col fiato sospeso (e chini sui computer) fino ad oggi.

Nel frattempo, nei pochi mesi di funzionamento nel 2012, Lhc ha più che raddoppiato la quantità di dati raccolti e sono state raffinate le tecniche di analisi, in modo da verificare se l’indizio si possa trasformare in qualcosa di più, in qualcosa di diverso o addirittura si dissolva come una bolla di sapone. «È un po’ come individuare un viso familiare da lontano – ha detto il direttore generale del Cern, Rolf Hauer – qualche volta c’è bisogno di un’ispezione più ravvicinata per scoprire se è davvero il tuo migliore amico o il suo gemello».
Ecco perché il 4 luglio, in concomitanza con l’apertura della conferenza di Melbourne, ci sarà anche una presentazione al Cern di Ginevra (trasmessa in webcast, http:// webcast.cern.ch/), il luogo dove la grande caccia è nata.

Ma quali saranno le implicazioni dell’annuncio dei prossimi giorni sull’affidabilità dell’impianto teorico complessivo? Il Modello Standard è una teoria che funziona bene, ma – come sottolineano al Cern – non è una teoria completa. Quando diciamo che descrive la materia visibile dell’universo, ci riferiamo solo ad una piccola percentuale (il 4%) della materia totale.

C’è un 96% di universo invisibile che non trova spiegazione nel Modello Standard. Questo vuol dire che nel futuro, più o meno prossimo, sarà necessario elaborare un livello più profondo di spiegazione teorica di come funziona il nostro universo. Il Modello Standard è destinato al cestino? Niente affatto. Resterà una buona spiegazione per quel 4% della materia visibile dell’universo; in altre parole, resterà una teoria contenuta come caso limite in un quadro esplicativo più ampio. La stessa sorte destinata alla teoria gravitazionale newtoniana dopo l’elaborazione della relatività generale da parte di Albert Einstein: per spiegare come funziona il sistema solare, si usa in buona approssimazione ancora la teoria di Newton, tanto che la si insegna tuttora a scuola.

Sia come sia, i fisici del Cern valutano di poter accumulare ed elaborare una quantità sufficiente di dati da affermare, con ragionevole certezza entro la fine dell’anno, se il bosone di Higgs previsto dal Modello Standard c’è o non c’è laddove è stato cercato. E se non ci fosse non sarebbe una delusione. Va ricordato che Lhc ancora non opera al massimo delle potenzialità per le quali è stata costruita; bisognerà raggiungere una maggiore “luminosità” della macchina, come dicono i fisici, per andare a scovare Higgs o qualcosa che gli somigli in una tana più nascosta. Sarebbe l’alba di una nuova fisica. Come lo fu la relatività generale rispetto alla teoria di Newton.


(fonte: europaquotidiano.it/)

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