lunedì 31 ottobre 2011
Halloween, una festa pagana
La festa di Halloween conquista l'Italia e manda in pensione la vecchia e triste festività dei santi e dei morti. E' un dato di fatto sotto gli occhi di tutti. Perché una festa dal sapore carnevalesco soppianti in breve tempo secoli e secoli di tradizione italiana (e cristiana) può diventare argomento di riflessione. A parte il format commerciale che trasforma un giorno di festività in un'altra occasione per festeggiare in discoteca o al ristorante, pochi sanno che Halloween è una festa pagana ancora più vecchia del cristianesimo stesso. La paura del ritorno dello spirito defunto accomuna l'uomo preistorico all'uomo moderno, ma più dei fantasmi molto probabilmente si ha paura del proprio destino e del proprio futuro. Era diffusa tra le popolazione del Nord Europa già nel 2000 a.C. , ossia mille anni prima che Davide unisse tutti gli ebrei in un solo regno di Israele e di Giudea. Il cristianesimo inglobò la festa di Halloween nelle proprie tradizioni nel corso del medioevo, trasformandola nella festività dei Santi. La cosa non deve stupire. Basti pensare che lo stesso 25 dicembre era in origine una festa pagana (dedicata al dio persiano Mitra) molto diffusa e popolare tra i soldati romani, successivamente trasformata nella massima celebrazione della cristianità probabilmente per sradicare del tutto le tradizioni pagane. Halloween è qualcosa di simile. Le popolazioni barbare del nord non credevano nella vita ultraterrena e la morte era soltanto la triste fine dell'individuo. Un pegno da pagare al ciclo della natura in cui morte e vita in fin dei conti sono la stessa cosa. Non a caso la festività della morte cadeva in autunno, un attimo prima della fine ciclica della natura in vista del freddo inverno. In una cultura senza speranza di sopravvivenza e rassegnata alla morte, quest'ultima andava sbeffeggiata ed esorcizzata. L'epoca moderna in cui viviamo ha perso quel misticismo cristiano dei secoli scorsi, trasformando la cultura dominante in neobarbara, o se preferite neopagana. Ecco pertanto ricomparire Halloween al posto della festa dei Santi, con la tendenza a bere un bicchiere in più alla faccia della inevitabile e invincibile morte di tutti. L'antica festa ha ripreso il sopravvento sulla cristiana notte di Ognissanti. Halloween torna ad essere un rito per esorcizzare la paura, che ci accomuna ai primitivi uomini celtici, con qualche telefonino in più ma con la stessa paura incolmabile del nulla e del decesso. La parentesi cristiana aveva indotto a credere in una sorte diversa da quella degli animali, nati e riassorbiti dalla terra, in modo da elevare l'uomo e la fede un gradino sotto a quella del dio creatore di tutto. Il ritorno di Halloween può essere inteso come il canto della disperazione, la fine della fede e il ritorno a un'epoca precristiana. Nel nostro immaginario il cimitero popolato da zombie, vampiri e fantasmi diventa un luogo da evitare invece che per ricordare i nostri cari. Quel che diventa importante non è dimenticare il caro estinto ma dimenticare la morte che, presto o tardi, entra nelle case di tutti. Oggi la festa di Halloween, o Ognissanti che dir si voglia, è un miscuglio di tutto questo, di cerimonie pagane, esigenze consumistiche e cristianità. Difficile dire quale di queste avrà la meglio. Perché Halloween è festeggiata in particolar modo dai bambini? Semplice, sono lontani dal destino fatale e giocarci sopra può aiutare ad accettare l'idea.
(fonte: http://www.okpedia.it)
giovedì 27 ottobre 2011
Interazione umano-aliena, Il Caso Amicizia
Oggi vi presentiamo uno dei casi più discussi dell'ufologia italiana, il caso Amicizia.
La storia iniziò nel 1956, quando Bruno Sammaciccia e due suoi amici incontrarono due misteriosi individui di aspetto umano che si qualificarono come extraterrestri.
Uno dei due era alto circa tre metri, l'altro appena un metro. Sammaciccia ed i suoi amici, inizialmente scettici, vennero successivamente portati in una enorme base sotterranea dove incontrarono altri alieni. Qui videro come i loro "giovani" erano educati ad apprendere sofisticate tecnologie e tecniche di pilotaggio delle loro astronavi.
Una volta convintisi di aver a che fare con dei veri extraterrestri, Sammaciccia e i suoi amici iniziarono a collaborare con loro aiutandoli in varie incombenze che venivano richieste.
Iniziarono fornendo agli alieni materiali e organizzando il trasporto di frutta, cibo e metalli (a dir loro indispensabili per la sopravvivenza e per la loro tecnologia) mediante gruppi di camion che dovevano raggiungere la base e che venivano svuotati, senza destare sospetti negli autisti, con una tecnologia degna di Star Trek: il teletrasporto.
In media ogni mese venivano fatti giungere almeno due camion alle varie basi presenti in differenti regioni della nostra penisola, dove Sammaciccia ed i suoi aiutanti si recavano di volta in volta.
Sammaciccia descrive i personaggi che furono coinvolti nella storia e che ebbero contatti diretti con gli extraterrestri. Queste persone in breve aumentarono di numero ed il loro compito divenne quello di aiutare gli alieni a preparare gradualmente l'umanità alla scoperta che sulla Terra vivono esseri di aspetto umano provenienti da altri pianeti. Sammaciccia descrive inoltre un violento conflitto con un’altra fazione extraterrestre che avrebbe tentato di fermare lo sviluppo umano e il futuro dell’umanità. Mentre la fazione "Amicizia" a cui egli prestava aiuto promuoveva una unione cosmica ed uno sviluppo basato sulla morale e sull’amore universale, l'altra fazione (i Contrari,chiamati comunemente CTR) perseguiva esclusivamente il solo sviluppo tecnologico. Ciò portava a periodici scontri violenti tra i due gruppi.
Alla fine le basi sotterranee del gruppo Amicizia vennero distrutte nel 1978, grazie anche alla disgregazione del gruppo di supporto formato dal Sammaciccia. I sopravvissuti dovettero abbandonare la Terra ma promisero di tornare in futuro, quando l'umanità fosse stata più evoluta dal punto di vista etico e quindi pronta ad interagire con il resto dell’universo.
La drammaticità e l’incredibile esperienza di queste persone, alcune delle quali tuttora viventi, fanno di questo caso un eclatante quanto mai documentato tentativo di “contatto” tra due razze completamente aliene fra loro ma allo stesso tempo molto simili ed interconnesse. La storia, anche se incredibile, risulta supportata da prove documentarie quasi inconfutabili, arricchite di materiale video, fotografico ed audio senza precedenti.
Nel libro di Stefano Breccia (“Contattismi di massa”) che racconta lo svolgersi degli eventi nei minimi particolari, spiccano oltre ai comuni quanto eccezionali protagonisti di questa incredibile avventura, anche figure importanti della cultura e della politica italiana ed europea. Una fra tutte, quella del console italiano Alberto Perego, dapprima uomo razionale e scettico poi grande ricercatore e sostenitore della realtà aliena.
(fonte: http://danilo1966.splinder.com)
L'intera vicenda ha susciato comunque, com'è solito in questi caso, delle divisioni fra sostenitori e scettici, e c'è anche chi sostiene che la vicenda sia vera in parte contaminata da elementi falsi o comunque fantasiosi.
Lasciamo a voi lettori come sempre il giudizio finale.
domenica 23 ottobre 2011
Luoghi infestati d'Italia? Ve li diciamo noi!
Moltissimi cercano, nei meandri del cyberspazio, quei lontani e remoti luoghi dove ancora, dopo secoli, rivivono anime di grandi personaggi o di persone qualunque. Tutto questo per provare il brivido che solo il mondo del paranormale può suscitare in modo vigoroso. Nonostante una gran parte degli italiani sia appassionata al mondo dell'occulto, non sono poi molti i siti internet veramente affidabili dove cogliere uno spunto per una gita al di fuori delle convenzioni. Con un po' di pazienza, ed alcuni studi, il sito di "Universo Ignoto" vi racconta quali luoghi vale veramente la pena visitare.
Nel 1982 a Piacenza fece irruzione una troupe televisiva inglese. Questi erano venuti a conoscenza del fantasma di Aloisa, bellissima donna dai capelli dorati, tradita dal suo amato e morta di crepacuore, che si aggirava fra gli spalti del castello di Grazzano Visconti. Questa è divenuta poi nel tempo la protettrice degli innamorati e molto visitatori le offrono piccoli omaggi floreali per consolarla dall'amore perduto. Questa storia è piuttosto attendibile, soprattutto dopo il contatto che un medium ebbe con lo spirito. Il costo della visita è di euro 6,50 (5,50 per il ridotto e gratis per accompagnatori di gruppi). Piccola pecca: sembra che per visitare il luogo si debba essere almeno un gruppo di 25 persone.
Per una scampagnata, è interessante anche recarsi, al costo di circa 15 euro, verso le rovine di Certosa di Montebenedetto, in Valle di Susa. Qui sembra vengano avvistati abbastanza frequentemente due monaci con saio e cappuccio, impegnati in preghiera. Sono avvolti da luce ed anche i loro occhi sembrano emanare grandi luminosità.
Durante il solstizio d'Inverno, vale la pena recarsi nella valle di Guaraldi, nel Monteferrato, dove sembra verificarsi una strana fosforescenza che si diffonde sul terreno. Durante questi episodi, sono apparsi spesso uomini dalle lunghe barbe e con delle tuniche che procedevano in processione anticipati da giovinette vestite di rosso che spargono petali.
Spostandoci a Moncalieri, incontriamo quello che è conosciuto come il castello più infestato d'Italia: Il Castello della Rotta. I fantasmi che vi abitano, donne e uomini tra il laico e il religioso, sono molto cortesi e si lasciano anche fotografare. Con scetticismo, diciamo che potrebbero essere dei fotomontaggi, ma essendo comunque un luogo rinomato e molto bello, vale la pena la visita. I giorni più indicati sembrano essere il 12 ed il 13 Giugno.
Interessante anche il Castello di Malagrà, a Rivarolo Canavese, dove il fantasma di una giovane sposa assassinata vaga per le stanze portando su di se i segni del terribile uxoricidio. Il castello è aperto da Maggio ad Ottobre, di Domenica dalle 16 alle 19.oo.
La Rocca di Soragna, dove si aggira lo spirito di Cassandra (detta "Donna Cenerina"), che sembra preferire su tutte la stanza degli stucchi. (Visite guidate dal 1 Maggio al 31 di Ottobre, ore 9-11, 15-18. Dal 1 Novembre al 1 Marzo 9-11, 14-16. Lunedì chiudo) . Non sembra invece facile accedere ad un interessantissima masseria fortificata del '500, a Jesce (Bari). Alcuni parapsicologi hanno avuto la fortuna di vedere diversi spiriti di sacerdoti e sacerdotesse riunite in consiglio, mentre una processione di sacerdoti è visibile nelle sere di plenilunio. Incredibilmente bello è il Castello di Mussomeli, che con il fantasma sconosciuto di una donna, raccoglie molti visitatori. Il prezzo della visita si aggira tra i 2 e i 3 euro ed è aperto di Sabato e Domenica dalle 9.00 alle 12.30. Del Castello di Azzurrina(Montebello) abbiamo già ampiamente parlato precedentemente riportando le nostre esperienze.
Concluso con la Sicilia il nostro tour, è d'obbligo precisare che questi sono circa il 5% dei luoghi cosiddetti infestati in Italia. Questi sono quelli che secondo il nostro giudizio risultano essere i più attendibili. Molti siti riportano una grande quantità di leggende, misteri e via dicendo, ma questo articolo si rivolge agli amanti del paranormale che non voglio viaggiare "invano". Se vale la pena scegliere in base alla percentuale di possibilità del verificarsi di alcuni fenomeni, beh, questi sono i luoghi adatti. Sono stati selezionati su diversi libri inerenti l'argomento. Le storie ad essi collegate sono facilmente reperibili. Qualora qualcuno volesse ulteriori informazioni, non esiti a chiedere. Noi di Universo Ignoto siamo qui per voi.
giovedì 20 ottobre 2011
Apocalisse il 21 Ottobre secondo Harold Camping
Dopo il 21 maggio scorso quando comunicò in radio che “Signori, signore, entrate nei vostri rifugi antiatomici. La fine del mondo è prevista per questa notte”, Camping ci ritenta.
Ma se in quel caso il suo studio si era basato sui calcoli del ciclo delle festività ebraiche, come descritte nell’antico testamento, per poi combinare i risultati con quelle della Bibbia ottenendo la fatidica data del 21 maggio 2011, questa volta il giorno coinciderebbe con l’esatta numerazione che intercorre tra la morte di Gesù e l’Apocalisse stessa.
Secondo il predicatore, se la data della Crocifissione è stabilita al primo aprile del 33 d.C., allora, moltiplicando per due volte fra di loro i tre numeri sacri 5, 10 e 17 (riferiti rispettivamente alla redenzione, la completezza e il cielo), si ottiene 722.500, ovvero il numero dei giorni che separerebbero il Venerdì Santo dal Giudizio Universale. Da qui la data prescelta per la chiamata di massa davanti a Dio.
E ancora, i segnali che dovrebbero indurci a credere in una fine del mondo possibile,per Camping, sono:“i furti, le menzogne, la malvagità e le perversioni sessuali nella società ci stanno dicendo qualcosa, come il movimento del gay pride, inviato da Dio come segno della fine dei tempi”.
Insomma di tutto e di più. Ma c’è da dire che in molti non credono più alle sue parole. Ad esempio su Facebook, non appena diffusa la notizia, c’è stato qualcuno che si è lamentato dicendo “di aver già pagato una cena per venerdì 21”, chi scherzosamente ha detto che il “mondo non può finire proprio domani, visto che sabato dovrà festeggiare il suo primo anniversario di matrimonio”, o ancora chi ha troppe cose da fare prima che l’Universo cessi di esistere. In poche parole, per molti, l’Apocalisse può, o meglio, deve attendere.
(fonte barimia.info)
mercoledì 19 ottobre 2011
Jung e gli UFO, analisi psicologica del fenomeno
Carl Gustav Jung (1875-1961) fu psicologo e uno dei maggiori esponenti della psicanalisi. Si laureò a Basilea, Svizzera, con una tesi sui "cosiddetti fenomeni occulti". Divenuto psichiatra, fu per lungo tempo in contatto con Freud stesso e ne divenne persino il principale collaboratore. Nel 1913 se ne distaccò per fondare una sua scuola di psicologia che definì "psicologia analitica". Questa teoria, al contrario di quella psicanalitica, ha una diversa concezione dell'inconscio che viene ad essere sul piano dello spirito, condiviso da più individui, ad avere una sua esistenza, una sua finalità e una sua particolare intelligenza. Questo "inconscio collettivo" si articola in base a vari archetipi, immagini fondamentali in relazione alle quali si sviluppa la vita psichica dell'individuo.
Nel 1958, Jung, pubblicò Un mito moderno (Ein Modern Mythus), in cui espose una sua teoria sugli oggetti volanti non identificati, proponendone una spiegazione in termini psicologici. Nel suo libro sosteneva che i tipici corpi rotondi e luminosi che spesso venivano avvistati nel cielo non erano null'altro che un simbolo che l'inconscio fa emergere duranti esperienze di sogno o visione. Il rotondum (un cerchio o una sfera) è infatti simbolo archetipo che ogni cultura ha sempre identificato come segno di totalità, compiutezza e perfezione.
Per comprendere appieno come sia possibile che alcuni elementi appaiano così universalmente, è indispensabile addentrarci nel cuore della psicologia di Carl Gustav Jung. Nel corso della sua esperienza personale e clinica, lo psicologo svizzero costatò come alcuni contenuti e prodotti simbolici fossero presenti in tutti gli uomini al di là della diversa cultura, deducendone che dovevano necessariamente appartenere alla struttura fisica e mentale stessa dell'individuo. Tra questi, il mandala occupava un posto centrale, poiché appariva spontaneamente sia nei sogni che nei disegni delle persone. E’ interessante osservare come anche Ernest Jones, allievo e biografo di S. Freud, nel 1916 esprimesse considerazioni analoghe: " Uno dei fattori più sorprendenti del simbolismo è la straordinaria presenza degli stessi simboli, che si trovano in una data classe e a un dato livello di civiltà, ma anche tra razze diverse e in diverse epoche della storia mondiale."
Secondo Jung ciò è spiegabile poiché, oltre ai contenuti dell'inconscio personale, vi sono tutta una serie di rappresentazioni che non avrebbero mai potuto derivare da esperienze personali bensì da sorgenti e strati mentali molto più arcaici, l’origine dei quali si può trovare soltanto nei nostri antenati primitivi e nelle esperienze della razza. Sorgenti e strati mentali arcaici che costituiscono l’inconscio collettivo. Ecco quello che dice Jung al riguardo: “Ho scelto questo termine ‘collettivo’, perché questa parte dell’inconscio non è individuale, ma universale; in contrasto con la psiche personale, ha contenuti e forme di comportamento che sono più o meno gli stessi da per tutto e in tutti gli individui ”. L’inconscio collettivo, comune all'umanità intera, è retto da archetipi, intesi come funzioni inconsce innate presenti in tutti gli uomini le quali, modellando gli stimoli esterni, danno luogo ad immagini (immagini archetipiche) dotate di forza e di significato specifici. In altre parole l'archetipo è la disposizione inconscia a produrre rappresentazioni simboliche
Secondo Jung “ [ l’inconscio collettivo ] è il deposito di esperienze ataviche compiute da innumerevoli milioni di anni […] Queste immagini primordiali sono i pensieri più antichi, universali e profondi dell’umanità”. A questo punto una precisazione è d’obbligo: Jung non sostiene che queste idee e immagini siano trasmesse come tali, ma che lo siano le loro potenzialità. L’autore, infatti, distingue tra “archetipo”, che è la potenzialità psichica universale ed innata, e l’“immagine archetipica” che invece designa tutte quelle immagini che hanno caratteristiche soggettive e che variano da persona a persona.
Jung riduce dunque il fenomeno UFO a proiezioni automatiche involontarie, fondate sull'istinto. Verso la fine del libro però ammetterà che questa spiegazione non è in grado di giustificare la totalità dei casi.
(fonte: lucacoladarci.it / arcadiaclub.com)
sabato 15 ottobre 2011
Il caso U.F.O. di Clifton Bore, Australia, 1974
Ogni anno, ogni settimana, ogni giorno, un certo numero di esseri umani scompaiono in varie parti del mondo.
Una parte di essi viene ritrovata o fa ritorno alle proprie case, dopo essersene allontanata più o meno volontariamente; ma una percentuale sparisce per sempre, e non se ne sa più nulla, come se quelle persone fossero passate in un altrove senza nome.
Naturalmente, è possibile che si tratti, almeno in parte, di omicidi con occultamento di cadavere: il caso dei «desaparecidos» argentini, che a migliaia vennero gettati in mare o sepolti in grande fosse comuni, negli anni Settanta del XX secolo, è eloquente al riguardo. In parte, può trattarsi di persone che hanno voluto deliberatamente far perdere le proprie tracce, per le ragioni più varie, da quelle di tipo giudiziarie a quelle sentimentali.
È impossibile dire se queste eventualità esauriscano tutta la casistica relativa alle persone scomparse.
Certo è che, in alcuni rarissimi casi, siamo documentati circa delle modalità di scomparsa assolutamente misteriose, come nel caso di quel coltivatore americano, sposato e padre di famiglia, che scomparve letteralmente nel nulla, sotto gli occhi della moglie, dei due figli e di un amico, mentre attraversava un campo davanti a casa sua, il 23 settembre 1880.
Il fatto accadde vicino a Gallatin, nel Tennesse, ed ebbe per protagonista un certo David Lang, del quale non si seppe mai più nulla, nonostante tutte le ricerche e gli scavi intrapresi là dove l'uomo si era letteralmente volatilizzato. Ed esiste traccia di alcuni altri fatti analoghi, avvenuti anch'essi in presenza di testimoni.
Si disse che alcuni giorni dopo la figlia di Lang avrebbe udito la voce di suo padre che invocava aiuto, debolissima, provenire da un punto in corrispondenza di dove egli era scomparso; e che, nel giro di pochi minuti, essa si indebolì ulteriormente, fino a scomparire del tutto. Se quest'ultima informazione corrispondesse alla verità, allora bisognerebbe ipotizzare che l'uomo non era stato portato via da qualche forza misteriosa, ma che era accidentalmente scivolato tra le maglie del confine che separa la nostra dimensione spazio-temporale da un'altra; in altre parole, che egli si sarebbe venuto a trovare, per una temporanea distorsione del «continuum spazio-tempo», in un universo parallelo.
Il caso di Gallatin fu oggetto di dubbi e perplessità fin dall'inizio. Si disse, da parte di alcuni, che esso non era che una versione aggiornata, ma fantasiosa, di un fatto identico, verificatosi a Selma, nell'Alabama, nel 1854, e di cui sarebbe stato protagonista un agricoltore di nome Orion Williamson. Ma, se anche ciò fosse vero, il problema non farebbe che spostarsi di poco, nello spazio e nel tempo, ma non cambierebbe sostanzialmente: che fine aveva fatto, a sua volta, Orion Williamson? Se lo chiese anche il giornalista e scrittore Ambrose Bierce, che ne trasse ispirazione per scrivere un breve, allucinante racconto, realistico e stringato: «La difficoltà di attraversare un campo».
Le scomparse non riguardano soltanto singoli esseri umani, ma anche navi ed aerei; e l'elenco sarebbe lunghissimo.
La goletta olandese «Hermania» fu trovata allargo della Cornovaglia, nel 1849, priva di equipaggio, con gli alberi divelti, ma con la scialuppa di salvataggio al suo posto. La nave «James B. Chester», invece, fu trovata in pieno Atlantico, nel 1855, in perfette condizioni, ma anch'essa priva di equipaggio, e con tutte le scialuppe di salvataggio intatte. Il battello fluviale «Iron Mountain», nel 1872, in servizio lungo il Mississippi, scomparve con i suoi 52 passeggeri e non se ne seppe mai più nulla.
È noto, poi, che, a partire dalla seconda guerra mondiale, un numero notevole di aerei, sia militari che civili, oltre a un gran numero di navi, scomparvero sui mari del globo e particolarmente nel cosiddetto «Triangolo delle Bermude» (ma i «triangoli maledetti» sono, in realtà, parecchi; uno dei quali, non meno temibile, si trova nell'Oceano Pacifico, ad Est del Giappone, e viene significativamente chiamato, dai marinai nipponici, il «Mare del Diavolo»).
Gli scettici hanno sempre messo in dubbio il significato misterioso di tali sparizioni, però non sono stati in grado di spiegare né la maniera subitanea in cui velivoli e navi - sovente in perfetta condizioni di efficienza - sono scomparsi, senza avere il tempo di lanciare segnali radio che permettessero di capire cosa fosse accaduto; né l'assoluta mancanza di relitti, di salvagenti, di chiazze di combustibile o di cadaveri galleggianti, come quasi sempre avviene in simili casi, magari a distanza di giorni o settimane.
Una testimonianza che potrebbe gettare un fascio di luce su un numero limitato di scomparse di esseri umani, è quella relativa ad un evento verificatosi in una regione selvaggia e disabitata dell'Australia meridionale, nel 1974, presso una località denominata Clifton Bore.
Il fatto avrebbe avuto per protagonista un naturalista di Adelaide (capitale dell'Australia meridionale, situata presso il Golfo di San Vincenzo), esperto ornitologo e, per passatempo, ricercatore e studiosi di fossili. Appunto per cercare fossili egli si era inoltrato nella località desertica di Clitfon Bore, ove fu invitato a salire a bordo di un'astronave da due piccoli extraterrestri vestiti di tute aderenti di colore argenteo.
L'interno della nave spaziale rivelò una notevole sorpresa, perché era immenso, mentre l'apparecchio, dall'esterno, non sembrava molto grande; segno che, in quel luogo, le creature aliene erano state in grado di realizzare una sorta di deformazione spaziale, inspiegabile in base ai principi della nostra fisica e alle nostre possibilità tecnologiche.
Quello che rende particolarmente originale e interessante questo racconto di «incontro ravvicinato del quarto tipo», oltre che impressionante, rispetto a un elenco sterminato di episodi analoghi e banalmente ripetitivi, è la circostanza che l'uomo, nell'interno del velivolo spaziale, raccontò di aver scorto due ragazzine tenute entro una specie di gabbia, e che si trovavano come in trance, tanto è vero che non videro il testimone o, almeno, non fecero nulla che facesse pensare che si erano accorte della sua presenza.
Gli alieni, dal canto loro - ve n'erano parecchi all'interno del velivolo, tutti impegnati a svolgere il proprio lavoro in maniera abitudinaria - non prestavano alcuna attenzione alle due bambine; e, quanto al protagonista dell'episodio, dopo che essi lo ebbero invitato a bere una misteriosa pozione, lo rifiutarono, come se non fosse risultato utile per le loro ricerche, e gli permisero di allontanarsi e di fare ritorno alla propria automobile. È poco credibile, infatti, che egli abbia potuto allontanarsi senza che essi si accorgessero dei suoi movimenti e senza che fossero in grado di intervenire per fermarlo, se lo avessero voluto.
Delle due ragazzine egli non seppe mai più nulla, ma il loro ricordo continuò a turbarlo a lungo, tanto più che aveva avuto la netta sensazione che esse fossero state prelevate per essere trasportate dagli extraterrestri nel loro luogo di provenienza, qualunque esso fosse.
L'episodio è stato così ricostruito dall'inglese Timothy God, considerato uno dei massimi esperti mondiali in materia di U.F.O:, nel suo libro-inchiesta «Base terra» (titolo originale: «Alien Base», 1998; traduzione italiana di Lucia Corradini, Milano, Casa Editrice Corbaccio, 1998, pp. 471-74):
«Il desolato, remoto Sturt Desert che si estende trai confini dell'Australia meridionale, del Nuovo Galles del Sud e del Queensland, fu lo scenario, a quanto si dice, di un bizzarro, inquietante incontro avvenuto nel 1974. Il testimone, "Ben", un ornitologo di Adelaide autore di numerosi libri su questo argomento, era in compagnia di un'amica, alla ricerca di fossili che abbondano in quel deserto australiano. La loro ubicazione esatta è Clifton Bore, nell'Australia del sud, 400 chilometri circa a nord-nord-ovest di Broken Hill, nel Nuovo Galles del Sud.
Verso le 13,30 Ben si trovava a un chilometro e mezzo dalla sua station wagon. Aveva chiesto alla sua amica, che non era abituata a camminare su quel terreno, di tener d'occhio la macchina costantemente. A un certo punto Ben ebbe l'impressione che qualcuno lo osservasse. Improvvisamente due piccole creature, alte più o meno un metro, gli si avvicinarono. Kevin McNeil, autore di un articolo su quel caso, scrisse:
"Quegli esseri erano umanoidi, ossia per molti aspetti simili agli esseri umani. Sembravano maschi, avevano i capelli corti pettinati in modo normale. […] indossavano abiti a pelle, argentei, simili a una tuta subacquea, apparentemente senza alcuna cucitura. Anche le loro facce non avevano niente di strano: apparivano leggermente abbronzati. La parte posteriore della testa, invece, era allungata. […] Le braccia erano decisamente più corte di quelle degli esseri umani."
Quelle creature si esprimevano in una lingua incomprensibile, fatta di suoni brevi e secchi. Per quanto allarmato, Ben non ebbe la sensazione di essere in pericolo., e quando gli fecero cenno di seguirli non esitò neppure un momento. A una quindicina di metri da lì c'era un oggetto color argento, di un genere che non aveva mai visto in precedenza. Era a forma di hot dog e apparentemente non aveva né giunture né porte né finestre né sporgenze. Secondo Ben, era lungo poco meno di 8 metri e alto un metro circa. Al centro del velivolo si apriva il vano di una porta, e quelle creature lo spinsero a entrare. Ben si chinò per passare, e, una volta dentro, si sentì assolutamente sconcertato. Con grande stupore, scoprì che l'interno era spazioso. "Ci si sarebbe potuta far entrare una corazzata a grandezza naturale", riferì al ricercatore. "Com'è possibile? È lungo quasi 8 metri e alto uno, lo so perché riuscivo a vedere al di sopra della cima, ma dentro era enorme… come se ogni idea di spazio non avesse più senso."
All'interno c'erano una ventina di umanoidi simili ai primi, e almeno quattro erano donne, con i capelli più lunghi. Sembravano avere tutti la stessa età, e sui loro volti non c'erano rughe: si aveva l'impressione che la loro crescita si fosse fermata a poco più di un metro e l'invecchiamento a venticinque anni.
Gli alieni offrirono a Ben una bevanda in un bicchiere color argento metallizzato. Ben avrebbe preferito non bere, ma era più intimorito dalle eventuali conseguenze di un suo rifiuto. Appena ebbe bevuto, svenne. Quando, in seguito, gli fu chiesto di descrivere il sapore di quella bevanda, non riuscì a paragonarlo a niente che conoscesse.
Una volta recuperati i sensi, si scoprì disteso sul pavimento del velivolo. I due alieni erano ancora vicino a lui, ma in qualche modo capì che era stato "rifiutato". Rifletté che ciò forse era dovuto alla sua età (aveva 38 anni a quell'epoca) oppure a una malattia che manifestò in seguito. (Se questo fu il vero motivo, è interessante notare l'analogia con il rapimento di Alfred Burtoo ad Aldershot, in Inghilterra, nel 1983. Come ho raccontato in "Beyond Top Secret", Burtoo fu rifiutato da alieni di bassa statura che, dopo averlo esaminato, dissero che "era troppo vecchio e malato" per poter servire ai loro scopi. Burtoo, a quell'epoca, aveva quarant'anni più di Ben.
Gli alieni continuavano a parlare tra loro, ma Ben sentì, telepaticamente, che "sapeva" cosa stava accadendo. "Non avvertiva alcuna ostilità nei propri confronti - riferì McNeil, - e a differenza dei suoi due 'guardiani', gli altri membri dell'equipaggio non gli prestarono attenzione."
I membri dell'equipaggio gli giravano attorno, accendendo e spegnendo luci. C'erano sette-otto schermi televisivi, che mostravano immagini sia all'interno che all'esterno, e su uno in particolare si scorgeva qualcosa di simile a dei motori, anche se Ben non riusciva a vederli materialmente. Sulla parete c'era anche un grande schermo simile a uno specchio, con immagini di puntini e girandole (forse galassie a forma di spirali?) e alcuni strani simboli che non riusciva a decifrare.
Insieme ai suoi 'guardiani', Ben camminò all'interno. In superficie, il pavimento era di un materiale metallico luccicante che non era né ruvido né scivoloso. L'atmosfera all'interno era normale: né lui né gli alieni avevano bisogno di apparecchiature per respirare. ben non sapeva come e non era in grado di capirlo, ma sentiva che gli alieni stessi erano in rado di spostarsi da un posto all'altro con la sola forza del pensiero.
Ben rimase profondamente scioccato da ciò che vide poi: due bambine umane; una dimostrava dodici-tredici anni, l'altra otto-nove. Entrambe erano in una struttura che sembrava una gabbia.
"A questo punto della registrazione Ben, padre di cinque bambini, sembrava piuttosto sconvolto [e] incapace di descrivere la 'gabbia' in maniera corretta. […] Dichiarò che era 'pulita' e le due ragazzine sembravano in uno stato di trance. A quanto pareva, non capivano che cosa succedeva intorno a loro. Avevano molto spazio in quella 'gabbia', ma non si muovevano: stavano lì in piedi. Ben non sapeva se riuscissero a vederlo; in ogni caso, non diedero segni di averlo notato. Erano europee (ossia bianche) e vestite normalmente. Gli alieni continuavano a gironzolare, svolgendo i propri lavori abituali a bordo del velivolo, senza degnare le ragazzine della minima attenzione."
Ben sentì che gli alieni progettavano di condurre le ragazzine nel proprio luogo di provenienza, così come sentì che, quanto a lui, era stato rifiutato perché non poteva essere loro utile in alcun modo.
Ben si rese conto di una specie di ronzio, simile a quello di un motore, ma non riusciva a vedere da dove giungesse. Dato che si trovava proprio davanti alla porta aperta, approfittò dell'occasione.. Scese dal velivolo e si trovò di nuovo nel deserto. Si allontanò senza fermarsi.
Quando raggiunse la sua amica e la macchina, Ben apprese che era passata un'ora e mezzo da quando era partito alla ricerca dei fossili. "Scrisse le sue sensazioni nell'ora successiva al ritorno" - commentò McNeil. - Durante l'intervista si riferiva costantemente a quegli appunti. Era particolarmente turbato dal ricordo delle bambine.
"Accadde realmente? Lo ritengo possibile, sia per quella sensazione di turbamento del testimone sia per i particolari che fornì - fece notare McNeill. - Sfortunatamente c'è da aspettarsi che scettici e diffamatori 'di professione' si precipitino a rovesciare disprezzo e battute sul presunto testimone per mettere fine all'attività di contatto."
"GLI UFO continuano a ignorare le dichiarazioni scientifiche concernenti la loro non-esistenza e ritornano costantemente, dai loro luoghi di provenienza, sulla Terra che noi conosciamo e crediamo di capire. […] Una ricerca obiettiva e scientifica potrebbe approfondire la conoscenza che l'uomo ha di se stesso, del proprio mondo e dell'universo in cui vive."»
Dicevamo che questo episodio, se fosse vero - e non esistono prove irrefutabili che lo sia - sarebbe uno dei più interessanti di tutta la sterminata casistica degli «incontri ravvicinati» con entità aliene, perché è uno dei pochissimi che testimonia il rapimento deliberato di esseri umani, non a scopo di studio e per un tempo limitato (ore o, al massimo, giorni), ma, verosimilmente, a scopo di trasporto nel luogo di provenienza degli alieni e, pertanto, definitivo.
In genere, i «contattisti» più noti - George Adamski, Eugenio Siragusa, Eduard Billy Meier - hanno diffuso lo stereotipo degli alieni «buoni» e bene intenzionati nei confronti degli umani; o, comunque, decisi a non interferire con lo sviluppo della civiltà terrestre, se non - al massimo - per metterci in guardia contro il pericolo di autodistruzione rappresentato, ad esempio, dall'ampliamento irresponsabile degli arsenali atomici.
D'altra parte, i ricordi delle persone che sospettano di essere state rapite da entità extraterrestri, e che si sottopongono ad un trattamento di ipnosi regressiva - come, in Italia, i pazienti che si sono rivolti al professor Corrado Malanga -, spesso non collimano con questo quadro idilliaco, ma tradiscono una intensa sofferenza emozionale legata all'esperienza dell'incontro ravvicinato o del rapimento temporaneo.
Forse bisognerebbe riprendere in esame l'ipotesi dello studioso americano Charles Fort, secondo cui la terra potrebbe essere «proprietà» di qualche civiltà aliena, del cui dominio non siamo consapevoli, solo perché la tecnologia da essa impiegata è talmente superiore alla nostra, che noi non possediamo gli strumenti concettuali per rendercene conto.
Fort si serviva di una analogia piuttosto sinistra: diceva che gli alieni, di tanto in tanto, «pescano» qualche essere umano, così come noi catturiamo le farfalle con la reticella da entomologo. E aggiungeva che essi non hanno interesse a manifestarci la realtà della nostra condizione perché noi, per loro, non siamo altro che animali da allevamento, esattamente come, per noi, lo sono le mucche o le pecore.
E così come noi non ci reputiamo - in genere - crudeli, per il fatto di allevare mucche e pecore allo scopo di servircene, allo stesso modo sarebbe improprio definire «crudele» o «malvagio» il loro comportamento nei nostri confronti.
Forse che la maggior parte degli umani si sente in colpa, allorché siede a tavola per consumare una saporita bistecca di manzo?
Forse che gli scienziati, impegnati in qualche programma di ricerca sulle cavie animali, si sentono a disagio, allorché eseguono esperimenti su animali vivi?
Certo, lo scenario suggerito da Charles Fort per dare una possibile risposta alla scomparsa inspiegabile di tanti esseri umani, è decisamente sgradevole; anche perché urta contro il pregiudizio, duro a morire, del nostro ottimistico antropocentrismo.
Ma abbiamo il diritto di scartarlo a priori, solo per questa ragione?
Non avremmo, al contrario, il dovere di considerarlo come una ipotesi di lavoro niente affatto trascurabile, almeno per spiegare una parte dei casi più misteriosi di sparizione di uomini, navi ed aerei?
(fonte: http://www.ariannaeditrice.it)
sabato 8 ottobre 2011
1942: Segnali captati dallo spazio
Un segnale dallo spazio, apparentemente di origine extraterrestre. Una notizia di una scoperta recente? No, del 1942! Incredibilmente passata quasi sotto silenzio attraverso il secolo scorso. Uno studio dell’ ufologo Antonio De Comite, presidente del Centro Ufologico Ionico, riporta alla luce un episodio mai abbastanza approfondito quando ve ne fu l’occasione. Le circostanze attenuanti tuttavia non mancarono.
Gli eventi della seconda guerra mondiale sommersero, nei flutti della storia, questa notizia che oggi mobiliterebbe i media di tutto il mondo: giunse forse nel momento di minor ricettività da parte di un’opinione pubblica distratta da ben altro. Chi ebbe modo di venirne a conoscenza, alla cessazione delle ostilità, probabilmente finì per sottovalutarla. A distanza di quasi settant’anni però potrebbe essere letta con occhi diversi, nell’ambito della tematica UFO e dell’ ipotesi aliena. Antonio De Comite rivela i dettagli della sua ricerca.
Può ricapitolarci i punti salienti di questa vicenda e soprattutto come si spiega sia stata così sottovalutata anche nei decenni successivi?
“Nell’anno 1942 alcuni osservatori sulla Terra avrebbero ricevuto segnali, secondo gli scienziati, inequivocabilmente di origine intelligente provenire dallo Spazio esterno. La notizia, clamorosa, fu pubblicata il giorno 18 dicembre 1942 dal quotidiano torinese “Stampa Sera”, nel cui articolo si accennava che questi segnali fossero stati inviati verso la Terra da meccanismi appositi, quindi si accennava a qualcosa di artificiale che irradiava il Cosmo alla ricerca del pianeta che ci ospita. Di questa scoperta poi non si è saputo più nulla, probabilmente visto l’acuirsi della Seconda Guerra Mondiale oppure perchè spiegato convenzionalmente negli anni a seguire con una esplosione di raggi gamma o qualche altro fenomeno. Però, andando a visualizzare siti scientifici che si occupano di questa tematica, non abbiamo trovato – al momento – nessuna traccia di questa presunta scoperta. Quindi, per il momento, un mistero che permane da tanto e tanto tempo”.
Possiamo considerarla la prima “prova” clamorosa, in tale ambito, di cui si ha storicamente notizia?
“In realtà non sarebbe la prima volta che, in anni non sospetti, l’umanità avrebbe ricevuto segnali provenienti da ipotetici extraterrestri. Nel 1920 già Guglielmo Marconi accennava di messaggi ricevuti che potevano essere addebitati a civiltà aliene; nei giorni compresi tra il 21 agosto e il 23 agosto del 1924, complice l’opposizione del pianeta Marte molto vicina alla Terra, i militari statunitensi crearono un programma (non sappiamo se ufficialmente portato a termine o meno) dedito alla rilevazione e traduzione di messaggi provenienti da presunti marziani; nel 1899, invece, il grande scienziato Nikola Tesla avrebbe captato dei segnali ripetuti che interpreto come messaggi extraterrestri, anche se studi successivi avrebbero ridimensionato un po’ il tutto. Questi sono solo alcuni esempi di come la specie umana abbia ricevuto, prima della nascita del SETI (Search of Extraterrestrial Intelligence), dei segnali addebitati ad esseri intelligenti tecnologici non terrestri”.
Alla luce delle conoscenze scientifiche odierne, sono tutti episodi spiegabili con ipotesi convenzionali?
“Sicuramente molti, alla luce delle scoperte attuali in campo astronomico, possono essere spiegati, ma alcuni rimangono un mistero ancora oggi, come quello del misterioso segnale intelligente ricevuto dallo Spazio in quel lontano 1942”.
I dettagli delle ricerche compiute da Antonio De Comite, sul “Segnale ignoto del 1942”, sono consultabili in una pagina appositamente dedicata nel sito ufficiale del Centro Ufologico Ionico.
Gli eventi della seconda guerra mondiale sommersero, nei flutti della storia, questa notizia che oggi mobiliterebbe i media di tutto il mondo: giunse forse nel momento di minor ricettività da parte di un’opinione pubblica distratta da ben altro. Chi ebbe modo di venirne a conoscenza, alla cessazione delle ostilità, probabilmente finì per sottovalutarla. A distanza di quasi settant’anni però potrebbe essere letta con occhi diversi, nell’ambito della tematica UFO e dell’ ipotesi aliena. Antonio De Comite rivela i dettagli della sua ricerca.
Può ricapitolarci i punti salienti di questa vicenda e soprattutto come si spiega sia stata così sottovalutata anche nei decenni successivi?
“Nell’anno 1942 alcuni osservatori sulla Terra avrebbero ricevuto segnali, secondo gli scienziati, inequivocabilmente di origine intelligente provenire dallo Spazio esterno. La notizia, clamorosa, fu pubblicata il giorno 18 dicembre 1942 dal quotidiano torinese “Stampa Sera”, nel cui articolo si accennava che questi segnali fossero stati inviati verso la Terra da meccanismi appositi, quindi si accennava a qualcosa di artificiale che irradiava il Cosmo alla ricerca del pianeta che ci ospita. Di questa scoperta poi non si è saputo più nulla, probabilmente visto l’acuirsi della Seconda Guerra Mondiale oppure perchè spiegato convenzionalmente negli anni a seguire con una esplosione di raggi gamma o qualche altro fenomeno. Però, andando a visualizzare siti scientifici che si occupano di questa tematica, non abbiamo trovato – al momento – nessuna traccia di questa presunta scoperta. Quindi, per il momento, un mistero che permane da tanto e tanto tempo”.
Possiamo considerarla la prima “prova” clamorosa, in tale ambito, di cui si ha storicamente notizia?
“In realtà non sarebbe la prima volta che, in anni non sospetti, l’umanità avrebbe ricevuto segnali provenienti da ipotetici extraterrestri. Nel 1920 già Guglielmo Marconi accennava di messaggi ricevuti che potevano essere addebitati a civiltà aliene; nei giorni compresi tra il 21 agosto e il 23 agosto del 1924, complice l’opposizione del pianeta Marte molto vicina alla Terra, i militari statunitensi crearono un programma (non sappiamo se ufficialmente portato a termine o meno) dedito alla rilevazione e traduzione di messaggi provenienti da presunti marziani; nel 1899, invece, il grande scienziato Nikola Tesla avrebbe captato dei segnali ripetuti che interpreto come messaggi extraterrestri, anche se studi successivi avrebbero ridimensionato un po’ il tutto. Questi sono solo alcuni esempi di come la specie umana abbia ricevuto, prima della nascita del SETI (Search of Extraterrestrial Intelligence), dei segnali addebitati ad esseri intelligenti tecnologici non terrestri”.
Alla luce delle conoscenze scientifiche odierne, sono tutti episodi spiegabili con ipotesi convenzionali?
“Sicuramente molti, alla luce delle scoperte attuali in campo astronomico, possono essere spiegati, ma alcuni rimangono un mistero ancora oggi, come quello del misterioso segnale intelligente ricevuto dallo Spazio in quel lontano 1942”.
I dettagli delle ricerche compiute da Antonio De Comite, sul “Segnale ignoto del 1942”, sono consultabili in una pagina appositamente dedicata nel sito ufficiale del Centro Ufologico Ionico.
(fonte: http://notiziefresche.info)
giovedì 6 ottobre 2011
Universo in espansione a causa di un'energia oscura
Nel 1998 fu definita “la scoperta dell’anno”. Oggi, 4 ottobre 2011, gli
americani Saul Perlmutter, Brian P. Schmidt e Adam G. Riess sono stati
onorati del Premio Nobel per la Fisica. Con le pioneristiche ricerche
cosmologiche compiute dai loro gruppi di ricerca, il “Supernova
Cosmology Project” di Perlmutter e Schmidt, e l’High-z Supernova Search
Team di Riess, i tre Nobel hanno portato alla luce, poco più di dieci
anni fa, quello che è oggi il più grande mistero dell’universo: la sua inaspettata accelerazione.
Hubble, Einstein e l’universo in espansione
Per capire cosa significa questa scoperta, bisogna innanzitutto
tornare a Edwin Hubble, l’astronomo americano che nel 1929 scoprì che
l’universo si stava espandendo. Una rivelazione sorprendente perché fino
ad allora l’opinione generalmente accettata era che l’universo fosse
infinito e statico, immobile, uguale fin dalla sua nascita. Albert
Einstein, elaborando la sua teoria della relatività, scoprì con suo
disappunto che risolvendo le equazioni della teoria si deduceva, invece,
un universo instabile. Ritenendo questa conclusione impossibile,
aggiunse nelle equazioni un elemento matematico, una costante cosmologica, definita lambda,
con la quale bilanciare la forza gravitazionale che rischiava di far
contrarre l’universo. La costante cosmologica lambda riportava
l’universo alla sua presunta staticità. Un escamotage intellettuale di
cui Einstein ebbe modo di pentirsi: lo definì “il più grande errore
della mia vita”. Infatti, Einstein poté constatare che la scoperta di
Hubble confermava la sua teoria della relatività senza bisogno di
introdurre la costante lambda.
Come era riuscito, Edwin Hubble, a scoprire che l’universo si
espandeva? Nei primi anni ’20 il nuovo telescopio di monte Wilson, il
più grande allora esistente, permise per la prima volta di constatare
che la cosiddetta nebulosa di Andromeda non faceva parte della nostra
galassia, ma era una galassia a se stante. Ciò era stato possibile
analizzando la luce proveniente da Andromeda, e quindi il suo spettro,
cioè quel che deriva dalla scomposizione della luce all’interno di un
prisma (il nostro arcobaleno). Andromeda era lontana da noi abbastanza
da poter escludere con certezza che facesse parte della nostra galassia,
benché in realtà si stia avvicinando alla Via Lattea a una velocità
tale che si scontrerà con essa tra 3-4 miliardi di anni. Ma Hubble
scoprì con stupore che, con l’eccezione di Andromeda, lo spettro di
tutte le galassie osservate era spostato verso il rosso. Per capire cosa
implicava questa scoperta, basta pensare a un’ambulanza che corre nella
nostra direzione, per poi superarci velocemente e proseguire lungo la
sua strada. Noteremo che la sirena assume un suono più acuto quando si
avvicina, più grave quando si allontana: in realtà, la sirena emette
sempre lo stesso suono, ma ci arriva all’orecchio a una frequenza
diversa. L’onda sonora, infatti, si “schiaccia” avvicinandosi al nostro
orecchio e assume una frequenza maggiore, per poi distendersi nuovamente
man mano che l’ambulanza si allontana. Si chiama effetto Doppler. La
luce fa lo stesso. Se un oggetto luminoso si allontana da noi,
analizzandone lo spettro osserveremo uno spostamento verso il rosso, che
insieme al violetto costituisce il limite estremo dello spettro della
luce. Questo “spostamento verso il rosso” della luce è
un effetto della nostra osservazione: la luce è sempre quella, ma poiché
la sorgente che la emette si sta allontanando, l’onda si dilata e la
sua frequenza si riduce. Se tutte le galassie hanno uno spettro spostato
verso il rosso, significa che si stanno allontanando da noi. Hubble
restò perplesso: possibile che la nostra Via Lattea si trovi immobile al
centro dell’universo, e tutte le altre galassie in allontanamento? Cosa
ci rende così speciali? Niente.
In realtà tutto l’universo si sta espandendo. Anche la nostra galassia,
dunque, si sta allontanando dalle altre (fatta eccezione per le due più
vicine), secondo una velocità definita dalla “legge di Hubble”:
tanto più le galassie sono distanti dalla Terra, tanto più velocemente
si allontanano. Questa scoperta portò i cosmologi a ipotizzare che
dunque, se l’universo si espande, un tempo le galassie dovevano essere
più vicine. E dovette esistere un momento in cui tutto l’universo non
occupava uno spazio maggiore di quello di una noce. Da qui, nacque la
teoria del Big Bang. Ma questa è un’altra storia.
L’universo sta accelerando
C’è un problema. Ipotizziamo di lanciare una palla in aria: quanto
più forte la lanceremo, tanto più tempo resterà in aria prima di
ricadere. Ma prima o poi cadrà, a causa della forza gravitazionale. Ora,
la forza impressa dal Big Bang è stata sicuramente enorme, sufficiente a
far sì che l’universo continui a espandersi da circa 13,5 miliardi di
anni. Tuttavia, anche in questo caso, a un certo punto, la gravità si
farà sentire e avrà la meglio sull’accelerazione: così come il pallone
ricade prima o poi a terra, così l’universo – la cui massa è
infinitamente superiore a quella della palla – ricadrà su se stesso.
L’accelerazione dovrebbe quindi arrestarsi e iniziare un ripiegamento,
che potrebbe in un lontanissimo futuro produrre un Big Crunch, un enorme
scontro di tutta la materia rimasta, compressa in uno spazio non più
grande di una noce. Un Big Bang al contrario. E qui, invece, arriva la
scoperta del gruppo di Perlmutter, Schmidt e Riess.
Nel
gennaio 1998, in un convegno a Washington, i due gruppi di ricerca
presentarono quelle che – tennero bene a precisare – erano solo
“conclusioni preliminari”. Si trattava infatti di conclusioni
sorprendenti. Il Supernova Cosmology Project e l’High-z Supernova Search
Team avevano analizzato lo spettro rispettivamente di 40 e 14 supernove di tipo Ia.
Si tratta di un tipo molto particolare di supernove, prodotte
dall’esplosione di un sistema stellare binario. Il modello astrofisico
che spiega il “funzionamento” di queste supernove riesce anche a
prevedere, osservando la loro luminosità, da quanto tempo è avvenuto il
fenomeno osservato, e quindi la distanza dalla Terra. Per questo motivo,
le supernove Ia sono state definite candele standard: la loro
luce, che proviene da miliardi di anni luce di distanza, ci permette di
calcolare con esattezza le distanze cosmologiche.
Ovviamente, ci aspettiamo che le supernove più vicine presentino,
viste dalla Terra, una luce più intensa di quelle più lontane. Ebbene,
si scoprì che non era così: alcune supernove relativamente vicine
apparivano più fioche di alcune che invece, poste anche a oltre 10
miliardi di anni luce, risultavano più luminose. Quindi, le supernove a
noi più vicine dovevano essere in realtà più lontane del previsto, e
quelle apparentemente più lontane sembravano più vicine. Confermate le
osservazioni, escluse altre ipotesi (come quella di una “polvere
cosmica” che ridurrebbe l’intensità luminosa, errori di calcolo, o
confusione sul tipo di supernove osservate), Perlmutter, Schmidt e Riess
dedussero che, quando la luce delle supernove più lontane che oggi
vediamo fu emessa, diversi miliardi di anni fa, l’universo si espandeva
più lentamente. Viceversa, l’universo oggi sta accelerando. Una simile
rivelazione va contro il senso comune: è come se lanciaste un pallone in
aria e questo, invece di rallentare la sua ascesa per poi cadere,
prendesse ad accelerare sempre di più fino a entrare in orbita. Insomma,
ci si aspettava che dopo 13,5 miliardi di anni l’accelerazione stesse
rallentando, vinta dalla gravità. E invece, sta accelerando. Non solo:
nel 2006 Adam Riess, uno dei tre premi Nobel, affermò che l’universo ha
iniziato ad accelerare ‘solo’ da circa 5 miliardi di anni fa. Se
Einstein fosse ancora in vita, avrebbe potuto prendersi la sua
rivincita. I cosmologi di tutto il mondo, infatti, hanno ripescato dagli
scatoloni della fisica la sua costante cosmologica lambda restituendogli
il ruolo che gli spetta. Ciò in quanto, affinché si possa spiegare
un’accelerazione dell’espansione dell’universo, abbiamo bisogno di una
forza che contrasti quella di gravità. Questa forza, secondo i
cosmologi, esiste. Ma è così misteriosa che l’hanno chiamata, non a
caso, energia oscura.
L’energia oscura e il destino dell’universo
Dell’energia oscura sappiamo solo due cose. La prima è che si tratta di una forza repulsiva:
mentre la forza gravitazionale attrae i corpi l’uno verso l’altro,
l’energia oscura li allontana. La seconda è che l’energia oscura
dovrebbe permeare l’intero universo: il 74% di tutto ciò che esiste
sarebbe costituito da energia oscura. Sapere che gran parte del cosmo è
composto da qualcosa che non conosciamo non è un’idea consolante. Ma per
i fisici, è un mistero affascinante. Secondo le teorie più accreditate,
quest’energia oscura sarebbe prodotta, paradossalmente, dal vuoto. Non è
un controsenso. Il vuoto estremo, nell’universo, non è del tutto vuoto:
al suo interno, continuamente, una particella e un’antiparticella
‘virtuali’ si annichilano a vicenda, producendo energia. Il vuoto
cosmico è quindi un continuo ribollire di energia, forse sufficiente a
contrastare la forza gravitazionale. Se così fosse, resterebbe da capire
quant’è grande questa forza, e su tale quesito si stanno concentrando
le forze della fisica contemporanea.
Non si tratta di una domanda oziosa: da ciò dipenderà infatti il
destino dell’universo. Se la forza gravitazionale riuscirà ad avere la
meglio sull’energia oscura, l’espansione del cosmo giungerà a una fine e
l’universo inizierà a contrarsi fino al Big Crunch. È
probabile che, da esso, scaturisca poi un nuovo Big Bang, favorendo
l’ipotesi di un universo ciclico, di cui il nostro non sarebbe, magari,
che l’ennesima riproposizione. Se l’energia oscura avrà la meglio sulla
gravità, ci attenderà un Big Rip, un grande strappo del
tessuto cosmico: l’accelerazione aumenterà sempre più, fino a spezzare
anche le molecole, riducendole a particelle elementari, che domineranno
l’universo fino alla sua “morte termica”. Ma le due forze potrebbero
equivalersi. I fisici sospettano che le cose stiano proprio così. In
questo caso, un giorno l’accelerazione rallenterà, fino a far fermare
l’espansione cosmica: l’universo resterà in equilibrio, sull’orlo delle
due ipotesi estreme, con le due forze esattamente bilanciate. Sarà un universo “piatto”,
ma sempre più buio, sempre più vuoto, finché tutta la materia sarà
infine inghiottita dai buchi neri. Noi, probabilmente, non ci saremo; ma
nei prossimi decenni potremo saperne abbastanza da determinare con
sufficiente sicurezza il destino ultimo dell’universo. Una scoperta che
varrà certamente un altro meritatissimo premio Nobel.
(fonte: http://www.fanpage.it)
(fonte: http://www.fanpage.it)
lunedì 3 ottobre 2011
Si strappa gli occhi in chiesa, "Me l'ha detto una voce"
Si è strappato gli occhi nella chiesa di Sant'Andrea a Viareggio mentre
assisteva alla messa, assieme alla madre. Diventato una maschera di
sangue, è stato soccorso dai fedeli. Poi, una volta portato
all'ospedale Versilia, ha spiegato ai medici: "Me l'ha detto una voce di
farlo". Rimasto sempre cosciente, l'uomo che soffre di disturbi
psichici, non è in gravi condizioni, ma ha perduto irrimediabilmente la
vista.
I TESTIMONI
Fedeli terrorizzati, in quel momento la chiesa era piena: circa 300 persone assistevano alla messa delle 10. «Ero al leggio a fianco dell'altare - racconta il parroco, padre Lorenzo Tanganelli - quando ho sentito un urlo. All'inizio ho pensato che si trattasse di qualcuno che voleva disturbare la Messa». «Poi - racconta ancora il sacerdote - ho visto quell'uomo che si è alzato con le persone attorno che si portavano le mani al volto, qualcuno si è sentito male. Lui si è diretto verso l'uscita ed è caduto a terra vicino alla porta». Prima che cadesse a terra qualche fedele ha cercato di fermarlo pensando che avesse avuto un malore, «ma lui ha reagito con una forza tale che nessuno è riuscito ad avvicinarsi». «Ho chiesto al microfono di stare calmi - racconta il sacerdote - e ai genitori di fare allontanare i bambini che erano seduti nelle prime file. Li abbiamo fatti uscire dalle porte laterali».
«L'omelia di oggi - spiega ancora padre Tanganelli - era su un brano molto gioioso delle Letture, quello del profeta Isaia sul contadino che coltiva i buoni frutti della vigna». Dopo i soccorsi, quando nella
chiesa di S.Andrea è tornata relativamente calma, ha ripreso a
celebrare, concludendo velocemente la predica e aggiungendo: «La
Messa è il sacrificio di Cristo, a noi oggi è toccato offrire il
nostro sacrificio con l'esperienza di questo uomo». I TESTIMONI
Fedeli terrorizzati, in quel momento la chiesa era piena: circa 300 persone assistevano alla messa delle 10. «Ero al leggio a fianco dell'altare - racconta il parroco, padre Lorenzo Tanganelli - quando ho sentito un urlo. All'inizio ho pensato che si trattasse di qualcuno che voleva disturbare la Messa». «Poi - racconta ancora il sacerdote - ho visto quell'uomo che si è alzato con le persone attorno che si portavano le mani al volto, qualcuno si è sentito male. Lui si è diretto verso l'uscita ed è caduto a terra vicino alla porta». Prima che cadesse a terra qualche fedele ha cercato di fermarlo pensando che avesse avuto un malore, «ma lui ha reagito con una forza tale che nessuno è riuscito ad avvicinarsi». «Ho chiesto al microfono di stare calmi - racconta il sacerdote - e ai genitori di fare allontanare i bambini che erano seduti nelle prime file. Li abbiamo fatti uscire dalle porte laterali».
«L'omelia di oggi - spiega ancora padre Tanganelli - era su un brano molto gioioso delle Letture, quello del profeta Isaia sul contadino che coltiva i buoni frutti della vigna». Dopo i soccorsi, quando nella
IL RACCONTO DELLA MADRE
L'uomo stamani era già stato ad assistere a una messa con la madre, che racconta: «Eravamo a messa insieme, sedevamo accanto. Mio figlio è caduto giù, batteva la testa contro il pavimento, aveva la faccia piena di sangue. Non ho capito cos'è successo. Non diceva nulla e batteva la testa». «Eravamo già stati nella chiesa della nostra parrocchia, San Paolino, dove abbiamo fatto anche la comunione - ha detto ancora la donna - Poi siamo tornati a casa. Mio figlio però mi ha chiesto di voler andare a visitare la chiesa di Sant'Andrea perchè non ci era mai stato. Ho deciso di accompagnarlo, ci siamo andati insieme, abbiamo preso la messa anche lì. Eravamo seduti con le altre persone. A un certo punto si è tolto gli occhi». La madre lo ha soccorso con gli altri presenti, poi lo ha accompagnato in ospedale in stato di choc.
"CI VUOLE UNA FORZA SOVRUMANA"
«In 26 anni di professione - dice il dottor Gino Barbacci, medico del pronto soccorso dell'ospedale Versilia - non ho mai visto niente di simile. Per fare una cosa del genere occorre una forza disumana». «È arrivato cosciente, insieme all'anziana madre anche lei a bordo dell'ambulanza. Non si lamentava e pareva che non sentisse dolore nonostante fosse una maschera di sangue. Gli abbiamo chiesto il nome e ci ha dato le sue generalità». Poi la domanda su cosa avesse fatto e perchè: «Me lo ha detto una voce di farlo», poi il silenzio. «Non ha più detto una parola, e neanche si è fatto sfuggire un lamento», ha aggiunto il medico che ha descritto l'uomo come una persona apparentemente normale, vestito comunemente e con una folta barba.
RESTERÀ CIECO
L'uomo era in cura da tempo per i suoi problemi psichici ma avrebbe deciso autonomamente di non assumere più i farmaci che i medici gli avevano prescritto. Sempre secondo quanto appreso l'uomo è in cura privatamente da uno psichiatra e si sottoponeva a controlli periodici negli ambulatori della Asl. In ospedale è stato in grado di fornire le generalità. Ha 46 anni ed è nato in Inghilterra ma ha sempre vissuto a Viareggio. Vive con l'anziana madre. I chirurghi del reparto di oculistica dell'ospedale Versilia lo hanno operato. I medici non hanno alcuna possibilità di reimpiantare i bulbi oculari recuperati in chiesa e portati in ospedale dai carabinieri che hanno soccorso l'uomo. Rimarrà cieco. Non ha perso molto sangue, ma è in forte stato di choc. Dopo aver ricucito le ferite i medici lo hanno trasferito nel reparto psichiatrico.
sabato 1 ottobre 2011
Violenta eruzione solare
Non sono state rese note le cause ma il Solar Dynamics Observatory (SDO)
della Nasa, nell’ambito del programma lanciato dalla Nasa “Living With a
Star” (LWS), ha registrato alcuni giorni fa ore una violenta espulsione di massa
coronale nella radiazione ultravioletta, pari a X1.9. Le espulsioni,
chiamate anche CME, sono una violenta eruzione di materia che esplode
dalla fotosfera di una stella (in questo caso dal Sole), con un’energia
equivalente a varie decine di milioni di bombe atomiche. Le onde d’urto
risultanti viaggiano lateralmente attraverso la fotosfera e verso
l’alto attraverso la cromosfera e la corona solare, a velocità
dell’ordine di 5.000.000 di chilometri all’ora. La classificazione di
tipo X sta ad indicare la classe più violenta, che può causare danni
proprio alle comunicazioni e all’energia elettrica.
Insomma, il Sole come non si era mai visto. Intanto nella scorsa notte straordinarie aurore boreali hanno illuminato di bagliori colorati di verde, viola e rosso non solo i cieli polari ma anche quelli dei Paesi posti a latitudini più basse, come il Nord Europa e il Nord America. Spettacolari foto pubblicate sul sito internet ‘Spaceweather’ sono state scattate per esempio in Danimarca, Canada, Stati Uniti. L’eccezionale attività solare ha reso visibili all’occhio umano straordinari bagliori del cielo, come le aurore boreali, anche a basse latitudini. Tra le foto, un’aurora apparsa nel cielo dello stato del Michigan. Sulla superficie sono state osservate eruzioni solari con plasma (ovvero particelle cariche elettricamente) scagliato nello spazio interplanetario. Il programma della Nasa intende rappresentare le cause della variabilità solare e gli impatti che si producono sul nostro pianeta. Nella fattispecie lo studio punta alla comprensione dell’influenza solare sulla Terra attraverso lo studio dell’atmosfera solare su piccola scala. Siamo in attesa di comunicati ufficiali da parte della Nasa.
Insomma, il Sole come non si era mai visto. Intanto nella scorsa notte straordinarie aurore boreali hanno illuminato di bagliori colorati di verde, viola e rosso non solo i cieli polari ma anche quelli dei Paesi posti a latitudini più basse, come il Nord Europa e il Nord America. Spettacolari foto pubblicate sul sito internet ‘Spaceweather’ sono state scattate per esempio in Danimarca, Canada, Stati Uniti. L’eccezionale attività solare ha reso visibili all’occhio umano straordinari bagliori del cielo, come le aurore boreali, anche a basse latitudini. Tra le foto, un’aurora apparsa nel cielo dello stato del Michigan. Sulla superficie sono state osservate eruzioni solari con plasma (ovvero particelle cariche elettricamente) scagliato nello spazio interplanetario. Il programma della Nasa intende rappresentare le cause della variabilità solare e gli impatti che si producono sul nostro pianeta. Nella fattispecie lo studio punta alla comprensione dell’influenza solare sulla Terra attraverso lo studio dell’atmosfera solare su piccola scala. Siamo in attesa di comunicati ufficiali da parte della Nasa.
(fonte: www.meteoweb.eu)
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