lunedì 27 giugno 2011

Alvin Lawson e la teoria sui rapimenti alieni


Oggi ci occupiamo di Alvin Lawson, lo studioso che elaborò una propria teoria personale riguardo l'interpretazione del fenomeno delle abductions.
Scomparso all'età di 80 anni, ed esperto di letteratura inglese cercò di spiegare le esperienze dei "rapiti", proponendo una spiegazione estremamente razionale: i rapimenti alieni non sarebbero altro che ricordi della nascita rielaborati dalla pische.In particolare Lawson vide nei resoconti dei testimoni, sottoposti ad ipnosi regressiva, dei rimandi all'evento del passaggio traumatico del feto da un ambiente sereno e confortevole ad un mondo percepito come ostile e rumoroso.Nel 1977 condusse una ricerca sui casi di  ''abduction'' e in particolare sulle testimonianze raccolte grazie  all'ipnosi regressiva. Insieme al medico William McCall, Alvin sottopose sedici volontari a sedute di ipnosi, chiedendo loro di  immaginare di venire rapiti da un Ufo e di descrivere le fasi  dell'evento.

Il risultato fu sbalorditivo: i 'falsi' rapiti riferivano  esperienze praticamente identiche a quelle riportate dai testimoni  convinti di aver subito realmente un rapimento da parte di alieni.L'esperimento di Alvin Lawson  sui "rapimenti immaginari" ha mostrato che soggetti in un adatto stato mentale sono in grado di inventare un'elaborato, dettagliato e drammatico racconto di un "incontro", completo frutto di fantasia.

Inoltre, queste storie sono sorprendentemente simili, non solo nelle linee generali, ma anche in dettagli specifici, ai resoconti forniti dai "veri" rapiti.Dato che nè Lawson nè altri hanno ripetuto o sviluppato questi esperimenti, non dovremmo trarne altro che delle conclusioni preliminari. Ma la conclusione centrale è inequivocabile:mentre gli esperimenti non provano che i "veri" rapiti inventano i loro racconti, essi suggeriscono che chiunque inconsciamente lo desideri può trovare dentro di sè le risorse necessarie per costruire una dettagliata e coerente storia di rapimento.

Gli esperimenti di Lawson indicarono una principale area di differenze fra i rapimenti "immaginari" e "reali": l'effetto emotivo e, talvolta, quello fisiologico, sul testimone.I volontari non si trovavano in uno stato fortemente emotivo, non ebbero effetti psicologici successivi come emicranie, sogni, incubi od esperienze psichiche: i "veri" rapiti, invece, sono conosciuti per avere tutte queste cose, compresi gli effetti fisiologici.
Ciò è spesso interpretato dai critici dell'esperimento come una dimostrazione della effettiva realtà delle "vere" esperienze.

Lawson esaminò anche il fenomeno dei cosi detti Men in Black, gli uomini in nero che si avvicinano ai testimoni di UFO minacciando con violenza per mantenere il silenzio, suggerendo che sembravano corrispondere con gli "archetipi estranei" che lo psicologo Carl Jung considerava sepolti nella immaginario inconscio di ognuno.
Per quanto riguarda gli alieni, spesso riportati in scenari di rapimento, giunse a conclusione che questa immagine era una sorta di modello primordiale del mammifero umano. Secondo Lawson infatti, i grandi occhi, e le carattetistiche tipiche dell'alieno grigio non era altro che  una immagine elaborata del feto umano.

E' pur vero che seppur interessanti le teorie di Lawson non spiegano le cicatrici, i segni presenti nel corpo degli addotti ed i presunti impianti alieni che sono stati addirittura estratti in America ed esaminati da diverse Università evidenziando percentuali isotopiche non terrestri.


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